Laboratorio Lola Larra

A sud dell’Alameda: colloquio con Lola Larra

Le Mappe - tema dell’Elba Book Festival 2023 - sono di varie tipologie, ma in tutte è possibile trovare relazioni, connessioni: le mappe spiegano, uniscono, concorrono a creare una comunità. Una narrazione legata alla collettività contiene al suo interno senso civico e impegno collettivo, ma anche storie personali che si intrecciano le une alle altre, così come al tempo e al territorio in cui ci si trova a vivere, arricchendo il contesto di percorsi personali unici e irripetibili. È nato da queste basi il laboratorio "Mappe per manifestare con creatività. L’immaginazione al potere", che quest’anno EBF ha voluto portare avanti con due classi dell'ISIS Raffaello Foresi di Portoferraio, e che è stato inserito nei Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento).

Con questo laboratorio si sono voluti coinvolgere gli studenti della IIIB scienze umane e della IVC liceo classico nell’utilizzo della creatività e del lavoro di gruppo per la produzione di contenuti da diffondere e condividere su tematiche importanti per loro e per la comunità che abita il territorio in cui vivono.

Un percorso per avvicinare ancora di più i ragazzi alla letteratura e al proprio territorio attraverso incontri dove poter esprimere la propria fantasia e il proprio senso civico, che culmineranno in una tavola rotonda durante l’Elba Book Festival organizzata dagli studenti stessi.

Il progetto è nato e si è sviluppato, grazie alla casa editrice Edicola, intorno al libro A sud dell’Alameda. Diario di un’occupazione di Lola Larra e Vicente Reinamontes – Premio Andersen 2019. Una storia ispirata ai fatti e ai protagonisti della Rivoluzione dei Pinguini, movimento studentesco cileno che viene raccontato utilizzando il linguaggio del romanzo e della graphic novel.

Alla lettura del volume si è affiancato un percorso di scrittura e di creazione di contenuti multimediali  a partire da temi e problematiche importanti per i ragazzi e legate al loro territorio, con l’obiettivo di sviluppare uno sguardo diverso sulla propria realtà, lavorare su varie forme di linguaggio, e recuperare il valore letterario, grafico e comunicativo dei vari strumenti (slogan, immagini, simboli, manifesti, canzoni, video) che possono essere utilizzati per manifestare con creatività.

Durante uno dei nostri appuntamenti, i ragazzi hanno incontrato online l’autrice Lola Larra, e hanno portato avanti con lei un confronto sui temi scelti e sulle varie forme di linguaggio utili alle loro forme di protesta. Trovate qui parte di questo confronto, mentre nei prossimi giorni caricheremo sempre sul blog i video creati dai ragazzi, che hanno scelto di protestare su tematiche legate all’ospedale elbano, ai trasporti e al funzionamento del dissalatore.

La rappresentazione letteraria di una protesta può dare vita a una protesta reale? È lecito dire che tutta la letteratura può configurarsi come letteratura di protesta?

Credo che scrivere sia sempre un atto di protesta. Scriviamo perché il mondo ci fa male, perché la realtà ci confonde, perché abbiamo molte domande senza risposta su noi stessi e sul nostro posto nel mondo.

E sulla prima parte della domanda: credo che la letteratura possa ispirare e creare realtà. Sono certa che una protesta letteraria possa ispirare e creare vere e proprie proteste. La rivoluzione del maggio del ’68 ha avuto molto di quella connessione letteratura-realtà. E con A sud dell’Alameda ho potuto vedere alcune proteste molto interessanti nate dal libro, ispirate da lui. A volte sono state proteste spontanee di studenti che hanno letto il libro e altre volte sono sorte dal Laboratorio di Consegne che abbiamo dato insieme a Vicente, Paolo e Alice.

Perché ha scelto di occuparsi di questa tematica? Si è occupata di altre proteste?

Tutto è iniziato quando nel 2006, durante la “rivoluzione pinguina”, ho visitato alcune scuole occupate dagli studenti. E quello che stava succedendo mi ha stupito. Ero molto emozionata dal fatto che adolescenti di 13, 14 e 15 anni stessero dando una lezione di cittadinanza agli adulti, che reclamavano per un’educazione dignitosa, per i diritti sociali, per una serie di ingiuste circostanze che si verificavano in Cile e che avevamo ereditato dalla dittatura.

Ma, oltre al coraggio degli studenti, mi ha stupito lo scenario dell’occupazione, mi è sembrato letterariamente molto interessante: uno spazio chiuso, senza la presenza di adulti. È una situazione che offre molte possibilità. La mia domanda principale quando ho scritto di questa vicenda atipica dell’occupazione (perché è una situazione fuori dal quotidiano), era se in quel micro universo gli studenti avrebbero ripetuto gli errori dell’esterno o se avrebbero potuto costruire un tipo di convivenza più gentile e solidale.

Non ho scritto un altro romanzo su altre proteste, ma per complementare A sud dell’Alameda, Vicente ed io abbiamo preparato una fanzine su Storia delle Mobilitazioni Studentesche dove abbiamo parlato di vari movimenti e proteste studentesche avvenute nel XX secolo. È un materiale che accompagna il romanzo e che può essere scaricato gratuitamente sul sito di Edicola: https://www.edicolaed.com/wp-content/uploads/2019/03/Fanzine-italiano.pdf

Ha mai partecipato a una protesta non letteraria?

Molte volte. Di solito vado a tutte le marce dell’8 marzo. E mio figlio di solito mi porta alle proteste contro i cambiamenti climatici.

Quanto tempo è servito per la scrittura del testo?

Diversi anni. Sono una scrittrice molto lenta. Nel 2006 ho visitato le occupazioni e ho preso molti appunti. Nel 2008 ho iniziato a scrivere il testo. Solo nel 2010 ho completato la prima bozza del manoscritto, che a quel tempo era solo la parte del diario di Nicola. L’ho lasciato riposare (penso che i testi vadano lasciati riposare, per vedere se sopravvivono) e nel 2012 mi sono resa conto che mi mancava un contrappunto alla storia di Nicola, un altro punto di vista. E così nacque l’idea di fare una seconda storia, ma raccontata in immagini. Con le editrici abbiamo cercato un illustratore e abbiamo scelto Vicente, che è stata una scoperta meravigliosa. Abbiamo lavorato insieme per quasi due anni sulle illustrazioni a partire da un piccolo copione che ho fatto della seconda storia. Infine, nel 2014 abbiamo pubblicato il libro!

Prima di scrivere il testo ha svolto delle ricerche sul campo?

Ogni volta che inizio un libro faccio molte ricerche, ed è sicuramente la parte che mi piace di più dell’intero processo: cercare informazioni, leggere libri, intervistare persone, visitare luoghi...  Per A sud dell’Alameda ho letto molto, intervistato studenti e professori, ho visitato i luoghi che erano stati emblematici durante le proteste, ho visto documentari, ho fatto ricerche sui blog... tutto ciò che era a portata di mano.

Come è stato organizzato il lavoro per riuscire a sviluppare sia la parte narrativa che quella legata alle illustrazioni? È stato scritto prima tutto il testo e poi sono state aggiunte le immagini o le due parti sono state sviluppate insieme?

Come dicevo, prima ho scritto la parte del testo, quella del diario di Nicola. E poi abbiamo lavorato insieme con Vicente per sviluppare la parte illustrata, la storia dell'insegnante. È stato un lavoro molto bello perché era collettivo. La scrittura è di solito un mestiere molto solitario e, in questo caso, è successo che molte persone sono state coinvolte. Lo stesso percorso che fa Nicolas nel romanzo, che va dall'individuale al collettivo, dal privato al pubblico, è stato il percorso che ho fatto come scrittrice: da scrivere da sola a lavorare con Vicente e anche con le editrici, con il direttore d’arte, con la produzione. Tutti hanno messo il loro granello di sabbia in modo che il libro fosse come volevamo.

Perché è stata scelta la forma del diario per la parte narrativa?

Sai che non lo so con certezza. Era più intuito che altro. Le storie cominciano a funzionare solo quando viene fuori una voce, una voce che ci racconterà quella storia e attraverso i cui occhi guarderemo quel mondo che ci racconta. In questo caso apparve la voce di Nicola. E parlava in prima persona, potevo sentirlo. E ho immaginato che questo studente, in un’occupazione nella quale è più isolato degli altri e dove non ci sono i suoi amici, si sarebbe rifugiato da solo e avrebbe scritto quello che stava vivendo. Scrive un diario, ma quel diario in fondo è una lunga lettera a sua madre, a quella mamma che solo ora che è nell’occupazione si sente orgogliosa di lui, una madre che vuole conoscere tutti i dettagli della protesta perché le ricorda la sua giovinezza. E Nicolas scrive quel diario con tutto quello che succede nell’occupazione, pensando a sua madre, a quello che vorrebbe dirle, anche se è una lettera che forse non gli consegnerà mai.

Nel suo libro i colori rosso e blu, gli stessi della bandiera del Cile, sembrano in distribuzione complementare. C’è una ragione?

Ce ne siamo accorti dopo, quando stavamo stampando. Vicente ha sempre voluto usare una tavolozza limitata di colori, che ricordasse le fanzine. E abbiamo provato con il verde, l’arancione, ma alla fine ha deciso per il rosso e il blu perché sono colori molto politici, delle campagne e dei manifesti politici, e anche delle bandiere, naturalmente. E perché il blu ci riferiva all’ambito scolastico, le uniformi, il colore dei quaderni, e il rosso poteva rappresentare il mondo dell’insegnante. Oh, poi ci siamo resi conto che avevamo scelto i colori della bandiera del Cile!

Il personaggio della professoressa, che commenta dall’esterno quanto accade nella scuola, sembra a metà strada tra letteratura e realtà, come se svolgesse una funzione intermediaria tra i lettori e i giovani protagonisti della graphic novel. È così?

Amo questa interpretazione, trovo molto bello vederla in questo modo. Alla fine, è lei che porta noi lettori nel mondo degli studenti attraverso il suo binocolo. È anche un intermediario tra le generazioni: collega le proteste contro la dittatura degli anni ’80 a quelle della rivoluzione pinguina.

Userò la vostra interpretazione... ma ovviamente citerò l’idea di alcuni meravigliosi studenti dell’Isola d’Elba! Sì, grazie mille a tutti!

 

Francesca Bartocci

Ufficio Stampa Elba Book Festival

Coordinatrice Pcto - Isis Foresi (Portoferraio - LI)