Cataldi, Bergamaschi, Montanari

Premio Appiani: tradurre altre culture come pratica di pace

Il premio per la traduzione letteraria intitolato a Lorenzo Claris Appiani, il giovane avvocato ucciso nel 2015 al Palazzo di Giustizia di Milano, è giunto quest’anno alla sua ottava edizione. La cerimonia di assegnazione apre tradizionalmente l’Elba Book Festival, che richiama nella grafica la lingua dell’opera vincitrice. Ne sono un esempio l’ideogramma cinese della radice, che indica il tema dell’edizione numero tre, dedicata alla rigenerazione, e l’ideogramma  che in giapponese rappresenta il vuoto, tema di Elba Book 5; altre lingue appaiono invece nel logo del festival per segnalare semplicemente l’edizione corrente: huit, nueve.
Il premio Lorenzo Claris Appiani accompagna Elba Book fin dal suo secondo anno di vita, da quando la famiglia Appiani, originaria di Rio Marina, ha voluto ricordare la scomparsa del figlio anche attraverso la nostra iniziativa dedicata alla traduzione. Da allora sono stati attribuiti riconoscimenti a opere tradotte da lingue “meno frequentate”, fra cui l’arabo, il russo, l’ebraico o il portoghese come pure dal francese e dallo spagnolo.
La storia del premio Appiani, ben documentata grazie all’archivio presente sul sito www.elbabookfestival.com a cura di Eugenia Serravalli, è legata all’Università per Stranieri di Siena, che da sempre ne dirige i lavori: in particolare dal 2022 presiede la giuria Giulia Marcucci, professoressa di Lingua e traduzione russa e direttrice del CeST, Centro Studi per la Traduzione.
Dal 2018 il Premio si avvale della preziosa collaborazione di Ilide Carmignani, traduttrice della grande letteratura ispano-americana, organizzatrice degli incontri dell’Autore Invisibile al Salone Internazionale del Libro di Torino, e punto di riferimento per la traduzione editoriale nazionale, la cui presenza ha dato prestigio alla nostra iniziativa così come all’intero festival.

Questa breve rassegna racchiude alcuni aspetti legati al Premio Lorenzo Claris Appiani che vale la pena sottolineare.
L’iniziativa affonda le proprie radici nel territorio, ricorda un uomo di legge di origini elbane attraverso una pratica, quella della traduzione, che è essenzialmente pratica di pace, di dialogo e di inclusione, risposta alla violenza che sempre più spesso si concretizza in episodi tragici e assurdi.
All’interno di un festival che, seppur sostenuto da un’eco mediatica nazionale si svolge nel piccolo, al margine, nella periferia, il premio alla traduzione letteraria rappresenta un’apertura verso il mondo, sia per la presenza di lingue “altre”, sia perché la letteratura racconta storie che hanno come centro l’essere umano, nella sua essenza e nella sua molteplicità.
La collaborazione con l’Università per Stranieri di Siena significa il coinvolgimento di una istituzione toscana in un evento decentrato rispetto alle manifestazioni che si svolgono nelle città d’arte e di cultura della regione. Questo avviene nell’ottica di un avvicinamento dell’Accademia alla “piazza” e alla gente comune, come dimostrano i dibattiti che hanno visto protagonisti Giulia Marcucci, Pietro Cataldi e Tomaso Montanari.
Ilide Carmignani ci ha introdotti con eleganza e professionalità nel mondo della traduzione editoriale: attraverso le sue interviste ai vincitori e alle vincitrici dal Premio, il pubblico ha potuto immaginare la quotidianità  di chi traduce, la complessità di un mestiere quasi artigianale che ancora troppo spesso resta nell’ombra.

Due sono i progetti che nascono da questo Premio: la Scuola di traduzione intitolata a Lorenzo Claris Appiani, una Autumn School che si svolgerà quest’anno per la prima volta a Rio Marina, nell’ultima settimana di settembre, organizzata dall’Università per Stranieri di Siena con 16 giovani traduttori e una traduttrice professionista. Ad aprire questi incontri sarà Federica Di Lella, vincitrice dell’edizione 2022.
La scuola di italiano per stranieri, in fase di definizione, prevista per lo stesso periodo a Rio nell’Elba e aperta a studenti di italiano provenienti da tutto il mondo, è il secondo progetto finalizzato a non confinare la presenza dell’Università ai giorni del festival e a rafforzare il legame fra istituzioni e territorio.

Vorrei concludere questa breve carrellata con i nomi di tutti coloro che hanno vinto il Premio Appiani o che hanno avuto in questi anni una menzione, un riconoscimento. In quanto organizzatrice ho avuto la fortuna è il piacere di conoscere molti di loro e apprezzarne le doti umane tanto quanto la professionalità e la passione per un lavoro tanto difficile quanto irrinunciabile:
Ramona Ciucani e Barbara Teresi (2016, arabo); Rosa Mauro e Marco Caratozzolo (2017, russo); Marco Fumian, Barbara Leonesi e Caterina Viglione (2018, cinese);  Sofia Morabito, Valeria Tocco, Marco Bucaioni, Gaia Bertoneri (2019, portoghese); Gianluca Coci (2020, giapponese); Raffaella Scardi (2021, ebraico); Federica Di Lella (2022, francese); Francesca Lazzarato (2023, spagnolo).

 

Roberta Bergamaschi

Responsabile per Elba Book Festival del Premio Appiani per la traduzione letteraria